sabato 31 ottobre 2015

Verdi. Giuseppe - Falstaff - Sul fil d'un soffio etesio - Nannetta, soprano

Uno dei rari momenti veramente riconducibili a un'aria che compaiono nel modernissimo Falstaff di Verdi, questo brano è stato reso da Boito, per quanto riguarda il libretto, molto più dolce e meno inquietante dell'originale Shackesperariano.
Nannetta, personificazione del candore della gioventù nel teatrino di "adulti" cinici, viziosi e a volte francamente laidi del Falstaff, si traveste da regina delle fate e invita le compagne "magiche" a compiere un rito scrivendo parole misteriose con i petali dei fiori. Si noti che nell'originale del Bardo, come probabilmente era usuale in Inghilterra al tempo, le "fate" non erano considerate benefiche come oggi avviene, in contrapposizione alle "streghe". Le fate erano comunque creature che era meglio non incontrare, per non rischiare orribili trasformazioni e punizioni alle spese dei poveri mortali.

Il testo originale è il seguente:

Sul fil d'un soffio etesio
scorrete, agili larve;
fra i rami un baglior cesio
d'alba lunare apparve.
Danzate! E il passo blando
misuri un blando suon,
la magiche accoppiando carole
alla canzon.

(Coro)
La selva dorme
e sperde incenso ed ombra;
e par nell'aer denso
un verde asilo in fondo al mar.

(Nannetta)
Erriam sotto la luna
scegliendo fior da fiore;
ogni corolla in core
porta la sua fortuna.
Coi gigli e le viole
scriviam de' nomi arcani;
dalle fatate mani
germoglino parole...
parole alluminate di puro argento
e d'or...
carmi e malìe.
Le fate hanno, per cifre,
i fior.

(Coro)
Moviam ad una ad una
sotto il lunare albor
verso la quercia bruna del nero Cacciatore

(Nannetta)
Le fate hanno per cifre i fior

(Coro)
Verso la quercia bruna del nero Cacciator.

Una "traduzione" in italiano moderno potrebbe essere la seguente:

Sul fil d'un soffio etesio
Si inizia subito con un vocabolo ricercato: "etesio". Gli etesi sono venti annuali che spirano principalmente nel bacino del Mediterraneo orientale. E ringraziamo Boito di non aver usato un soffio "meltemio"; meltémi è infatti il nome turco di questi venti, più comunemente usato in ambito meteorologico.

scorrete, agili larve;
in questo verso le "larve" dovrebbero essere intese con il doppio significato di "maschere" (come ben sa Nannetta) e "fantasmi" (come probabilmente intende il povero Falstaff). "Scorrete" vuol dire "fatevi trasportare, volate" sul famoso filo di vento di cui sopra.

fra i rami un baglior cesio
d'alba lunare apparve.
La luna è sorta e la sua luce tra i rami degli alberi è di colore azzurro metallico: è questo infatti il significato di "cesio" come aggettivo.

Danzate! E il passo blando
misuri un blando suon,
la magiche accoppiando carole
alla canzon.
Danzate (rivolto alle "fate" della mascherata) e il passo lento e morbido dia il tempo per un canto altrettanto morbido, per abbinare le danze (le "carole") al canto stesso.

(Coro)
La selva dorme
e sperde incenso ed ombra;
La foresta è addormentata e gli alberi resinosi diffondono il loro profumo, mentre le loro chiome fanno ombra ai raggi della luna

e par nell'aer denso
un verde asilo in fondo al mar.
L'aria umida che, possiamo immaginare, aleggia di notte nella foresta, e il verde degli alberi sembrano creare un rifugio, un luogo segreto in fondo al mare.

(Nannetta)
Erriam sotto la luna
scegliendo fior da fiore;
Muovendoci sotto la luce lunare, scegliamo i fiori giusti: non tutti i fiori vanno bene perché...

ogni corolla in core
porta la sua fortuna.
...ognuno di loro ha diverse proprietà magiche. In questo caso intenderei "fortuna" più come "destino" che non come "buona sorte".

Coi gigli e le viole
scriviam de' nomi arcani;
Nannetta incita le fate a scrivere, con i gigli e le viole, parole e frasi magiche

dalle fatate mani
germoglino parole...
parole alluminate di puro argento
e d'or...
dalle mani delle fate vengano composte parole lucenti e preziose come l'oro e l'argento

carmi e malìe.
poesie e incantesimi.

Le fate hanno, per cifre,
i fior.
Le fate usano come lettere dell'alfabeto, per scrivere, appunto i fiori.


(Coro)
Moviam ad una ad una
sotto il lunare albor
verso la quercia bruna del nero Cacciatore
Non sono necessarie particolari spiegazioni. Il coro delle fate commenta il proprio movimento verso la quercia di Herne, il "nero Cacciatore" della leggenda raccontata nella commedia Shackespeariana: una specie di spirito maligno che nelle notti d'inverno, a mezzanotte precisa, si aggira intorno alla quercia con grandi corna ramificate, abbatte gli alberi e rapisce gli animali, scuotendo una grossa catena e facendo tutti i rumori spaventosi che un fantasma beneducato deve fare. In questo momento dell'opera, Falstaff è proprio travestito da Herne ma ha molta più paura lui delle fate che non le fate di lui.

(Nannetta)
Le fate hanno per cifre i fior

(Coro)
Verso la quercia bruna del nero Cacciator.

Pochi istanti dopo questo momento lirico, Falstaff verrà scoperto e avrà inizio una "punizione collettiva" da parte delle fate e dei folletti nei confronti del povero Dongiovanni mancato.

martedì 20 ottobre 2015

Caccini, Giulio - Amarilli mia bella - da "Le nuove musiche" - Estensione circa 1 ottava

Oggi prendiamo in esame una delle cosiddette "Arie antiche", molto bella all'ascolto e non difficilissima nell'esecuzione. Data l'estensione limitata (quasi per tutto il brano una sola ottava, con una capatina alla nona nella cadenza finale), viene spesso assegnata tra le prime arie cui uno studente di canto viene a dedicarsi.

Il testo originale è il seguente.

Amarilli, mia bella
non credi, o del mio cor dolce desio,
d'esser tu l'amor mio?
Credilo pur, e se timor t'assale
prendi questo mio strale (a volte corretto in "dubitar non ti vale")
aprimi il petto, e vedrai scritto in core
"Amarilli è il mio amore". (2 v.)
Amarilli è il mio amore.

Il testo è piuttosto breve e il brano, malgrado le inflessioni in minore, è più rassicurante che triste. Si tratta di un innamorato che vuole convincere la sua donna che solo lei è il suo vero amore.
Una versione moderna non è  molto distante dall'originale, se si eccettuano alcuni particolari che a prima vista possono sfuggire.


Amarilli, mia bella
non c'è bisogno di spiegazioni

non credi, o del mio cor dolce desio,
non credi, o tu che sei il dolce desiderio del mio cuore,

d'esser tu l'amor mio?
di essere tu il mio amore?

Credilo pur, e se timor t'assale
Credilo, e se ti assale il timore che non sia vero,

prendi questo mio strale (a volte corretto in "dubitar non ti vale")
prendi questa mia freccia (la correzione, meno sanguinaria è "non è il caso di dubitarne")

aprimi il petto, e vedrai scritto in core
aprimi il petto (con la freccia di cui sopra) e vedrai scritto sul cuore

"Amarilli è il mio amore". (2 v.)
non c'è bisogno di spiegazioni.

Amarilli è il mio amore.
La cadenza finale ripete l'ultima frase.

lunedì 19 ottobre 2015

Verdi, Giuseppe - La Traviata - Di Provenza il mar, il suol - Giorgio Germont, Baritono

Oggi ci dedichiamo a uno dei brani più amati e presenti nel repertorio dei baritoni verdiani: "Di Provenza il mar, il suol", dalla Traviata.

Il testo originale è il seguente.

Di Provenza il mar, il suol ~ chi dal cor ti cancellò?
Al natìo fulgente sol ~ qual destino ti furò?...
Oh, rammenta pur nel duol ~ ch'ivi gioia a te brillò,
e che pace colà sol ~ su te splendere ancor può.
Dio mi guidò!

Ah! il tuo vecchio genitor ~ tu non sai quanto soffrì!...
te lontano, di squallor ~ il suo tetto si coprì...
ma se alfin ti trovo ancor, ~ se in me speme non fallì,
se la voce dell'onor ~ in te appien non ammutì.
Dio m'esaudì!

Come si vede, la poesia è densa di manierismi del periodo e non si presenta con grande chiarezza a un lettore moderno.

Una libera "traduzione" in italiano moderno potrebbe essere la seguente.

Di Provenza il mar, il suol ~ chi dal cor ti cancellò?
Chi ha potuto cancellare dal tuo cuore il ricordo della Provenza, del suo mare, della sua terra? (Si intuisce che la Provenza è la zona della Francia di cui è originario Alfredo Germont, il tenore protagonista).

Al natio fulgente sol ~ qual destino ti furò?...
Quale destino, quale caso della vita ha potuto rapirti al sole splendente di quei luoghi dove sei nato (sempre la Provenza)?

Oh, rammenta pur nel duol ~ ch'ivi gioia a te brillò,
e che pace colà sol ~ su te splendere ancor può.
Anche nel dolore, ricorda che in quei posti sei stato felice e che solo là potrai ritrovare la pace.

Dio mi guidò!
Dio mi ha guidato qui (si immagina, per riportare Alfredo alla casa paterna).

Ah! il tuo vecchio genitor ~ tu non sai quanto soffrì!...
Verso abbastanza chiaro: "non puoi immaginare quanto ha sofferto il tuo vecchio padre".

te lontano, di squallor ~ il suo tetto si coprì...
Con te lontano, la nostra casa è divenuta vuota e squallida.

ma se alfin ti trovo ancor, ~ se in me speme non fallì,
Ma se ora ti ritrovo e la mia speranza non è stata vana

se la voce dell'onor ~ in te appien non ammutì.
Se la voce dell'onore non è in te completamente silenziosa

Dio m'esaudì!
Allora Dio mi ha esaudito

Un testo, a parere di chi scrive, non bellissimo, ma che viene ampiamente riscattato dalla musica che lo "veste" nel contesto dell'opera.